giovedì 8 luglio 2010

Gatti e neonati



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Già durante la gravidanza di mia moglie, sia io che lei, ci siamo posti numerose domande su come gestire in futuro il nostro bambino e il gattone che abbiamo da 5 anni.
Navigando in rete, abbiamo trovato diversi pareri contrastanti, addirittura ho letto su qualche forum che qualcuno trovava improbabile e pericolosa una convivenza tra gatto e bambino.(soluzione consigliata?? Liberarsi del gatto!)
Per noi l'ipotesi di liberarsi del nostro gattone era come lo è tutt'ora un'assurdità, in quanto, non potremmo immaginare un gesto simile. (per fortuna dal punto di vista legale CHIUNQUE ABBANDONI UN ANIMALE E' PENALMENTE PERSEGUIBILE!)
Per noi il nostro gattone è un membro della famiglia, è sempre con noi, ci segue ad ogni movimento, funge addirittura da anti stress, e anche quando mia moglie era in attesa del nostro bimbo, lui era li a fare da infermierino alla sua padroncina.
Arriviamo al dunque, una volta arrivato il nostro pargoletto, ci siamo organizzati in maniera tale da non far mai mancare del tutto le attenzioni al nostro micetto, e nello stesso tempo prestando attenzione ai suioi movimenti, specie quelli nei paraggi di nostro figlio. Inizialmente c'è stata un po di diffidenza, guardava il nostro bambino senza capire cosa fosse, all'inizio i suoi pianti lo facevano addirittura impaurire.
Con il passare dei giorni la situazione si è stabilizzata, sembra quasi che non si interessi più di tanto al bambino, si avvicina a lui lo annusa e se ne va. Tutto sommato è andato tutto bene, fermo restando di essere sempre vigili e assicurarsi sempre che il piccolo sia in una situazione di sicurezza.
Per ora è tutto, vi aggiornerò in seguito se ci saranno eventi utili a chi abbia le stesse paure che ci hanno angosciati per mesi.
In seguito allego un articolo che ho trovato in rete, e ritengo che sia molto utile leggerlo, per quanto mi riguarda mi è stato senza dubbio di aiuto.
Buona lettura.



Titolo: Il bambino e gli animali
Autrice : Dott.ssa Alessandra Bonomi
Psicologa, Psicoterapeuta - Milano

La scelta di tenere un animale, pu avere molte ragioni, non sempre valide. O per ovviare alla solitudine o per moda come nel caso dei cani dalmata dopo l'uscita del film "la carica dei 101", dimenticando l'impegno che questi piccoli amici comportano. Anche quando lo si fa pensando al bene di un bambino, spesso non si valutano attentamente i problemi di gestione che possono nascere. Oltre alle cure quotidiane, ci si deve occupare, per esempio, di come sistemare l'animale quando ci si deve assentare da casa per un periodo più o meno lungo. Tuttavia, se si pensa al bene del bambino vale la pena di tenere un animale, perchè la sua presenza pu essere di grande aiuto per lo sviluppo affettivo del piccolo. Attraverso la relazione con l'animale il bambino riesce infatti a esprimere meglio sentimenti che altrimenti non sarebbe capace di manifestare in maniera così diretta.

Meccanismi psicologici
Il rapporto tra bambino e animale spesso implica alcuni processi mentali inconsci che lo aiutano nel naturale processo di crescita psicologica.

Per esempio, la proiezione è un processo inconscio per cui si trasferiscono nel mondo esterno i propri stati d'animo, le proprie emozioni. Infatti, molto spesso, attraverso questo meccanismo, le persone scaricano sugli animali le proprie ansie, le proprie insoddisfazioni. Per questo, il rapporto con l'animale offre al bambino la possibilità di una maggiore stabilità emotiva. Infatti, per il bambino, il cane o il gatto diventano la proiezione di se stesso. E, attraverso questo gioco inconscio riuscirà a dominare più facilmente le situazioni di ansia e paura, che necessariamente insorgono durante la sua crescita.

Anche l'identificazione è un processo fondamentale per lo sviluppo psicologico del bambino. E' un procedimento psichico dove si introiettano sentimenti e valori di un altro individuo imitandone il comportamento.
Il piccolo identificandosi con un cucciolo, pu riuscire a esprimere sentimenti che altrimenti non sarebbe capare di esternare. In questo senso il cane o il gatto pu essere visto come lo specchio dove il bambino pu riconoscere alcune parti di sè.

Vantaggi psicologici
Avere un animale per amico, aiuta il bambino a esprimere l'immenso bisogno che ha di dare e ricevere amore.

Inoltre, accudire un animale permette di sviluppare un forte senso di responsabilità anche nel bambino di pochi anni. Tra loro nasce una certa complicità, e anche se qualche volta il bambino fa qualche piccolo dispetto, l'animale, in genere, si dimostra molto tollerante, perchè avverte che nel piccolo non c'è alcuna intenzione di fargli del male.

Vivere con un cucciolo aiuta il bambino ad adattarsi a ritmi ed esigenze diverse dalle proprie. Per esempio, inizia a comprendere che esistono modi diversi per manifestare e ricevere affetto, come ascoltare le fusa del gatto o accarezzare il pelo del cane.

Abitare con un animale consente al piccolo di affrontare in modo naturale i grandi temi della vita: la nascita, l'accoppiamento, la sofferenza e la morte, spesso rimossi dal mondo degli adulti. In queste situazioni è importante che i genitori siano solidali con il dolore del piccolo, aiutandolo a capire che la morte lo ha separato da lui solo materialmente, ma non nel ricordo. Solo così, in seguito, il bambino potrà amare un nuovo cucciolo.

Ci sono situazioni familiari, come la nascita di un fratellino, in cui il bambino prova un senso di esclusione. in questo caso potersi occupare di un gatto o di un cane, aiuta il piccolo a superare la gelosia per il nuovo nato.

Quando pu iniziare la convivenza con l'animale?
Anche un neonato, con le dovute precauzioni, pu vivere vicino a un animale, senza correre alcun pericolo, anzi si abituerà gradualmente a convivere con lui. L'importante è che i genitori osservino, per i primi tempi, il comportamento del cane o del gatto, per controllare che la gelosia verso il piccolo non venga manifestata con gesti troppo aggressivi. Di solito, dopo qualche giorno, se l'animale non si sente trascurato, accetterà il bambino e si accontenterà di osservarlo a distanza.

Rapporto bambino-animale che non vive in famiglia
Se il bambino è abituato a vivere con gli animali penserà che anche gli animali di altre persone o randagi, siano abituati alla sua presenza, per cui tenderà a comportarsi con loro come con il cane o il gatto di casa. In questi casi, i genitori dovranno limitare la loro naturale fiducia, spiegandogli qualcosa di più sul mondo degli animali. Ad esempio che ci sono degli animali abituati a vivere con dei bambini, altri addestrati per fare la guardia, altri ancora incattiviti, perchè abbandonati o maltrattati.

Un discorso a parte va fatto se il piccolo non è abituato a vivere con gli animali. Infatti spesso il bambino rischia di utilizzare sia per la paura sia per la scarsa conoscenza delle loro reazioni. E' importante, in questi casi, che i genitori spieghino al bambino che gli animali sono essere viventi molto diversi dai suoi inanimati e amati peluche e che se si sentono in pericolo possono reagire mordendo o graffiando.

Gli animali preferiti dai bambini: il cane, il gatto.
Il cane e il gatto sono gli animli che attirano maggiormente il bambino, perchè con loro, anche se in modo diverso, ha la possibilità di interagire e stabilire un vero e proprio rapporto di amicizia.

Con il cane il piccolo riesce da subito a stabilire un rapporto affettivo attraverso il gioco. infatti uno dei giochi preferiti dal bambino, quando ancora sta sul seggiolone, è quello di lanciare ripetutamente i giochini che ha a portata di mano e aspettare che la mamma glieli riporti. Il cane, del resto, ha innato l'istinto di recuperare gli oggetti. Proprio per questo, molto spesso, capita di vedere un bambino che tira una palla al suo cane e l'animale che gliela riporta invitandolo con atteggiamenti inequivocabili a ributtarla per continuare il gioco. Ed è proprio attraverso questo gioco che tra cane e bambino nasce un legame che appaga entrambi.

Quando il bambino inizia a camminare , prima di conquistare una totale autonomia, cerca in qualche modo di rimanere simbolicamente "legato" alla mamma, per cui per sentirsi più sicuro, molto spesso si diverte a trascinare un oggetto legato a una corda. Anche in questo caso, il cane pu assumere un ruolo importante, prendendo il posto del gioco inanimato. Il bambino infatti, pu portare al guinzaglio il suo cucciolo, che corre, poi rallenta, gli sfugge dalle mani, per poi tornare felice da lui. Questo andare e venire del cane aiuta il bambino a superare serenamente la naturale paura del distacco. Il cane, in genere, è molto affettuoso con il piccolo, lo riempie di feste ogni volta che lo rivede. Questo rende più sicuro il bambino, perchè si accorge di essere importante per il suo amico a quattrozampe.

Il gatto è sicuramente un animale più indipendente del cane, ma non per questo meno affettuoso. Mentre è possibile affermare di possedere un cane, con un gatto questa espressione è meno adatta, infatti il micio ha uno stile di vita piuttosto indipendente e difficilmente prende ordini dal padrone. Questo a volte pu non gratificare il bambino, perchè non vengono soddisfatte immediatamente dal gatto le sue richieste di gioco. Ma basteranno pochi giorni di convivenza per diventare amici: il gatto è furbo e intelligente, sa come conquistare il suo piccolo padrone. Quando avrà voglia, il micio inizierà ad andare vicino al bambino, strofinerà il suo corpo vellutato e caldo sulle gambe del piccolo, giocherà con una pallina, correndo per tutta la casa e poi stanco si acciambellerà sulle sue ginocchia. In genere, il bambino è attratto dal gatto dopo i due anni, quando ha acquisito una completa abilità motoria: il micio si muove molto velocemente e uno dei divertimenti del piccolo è seguirlo mentre rincorre una pallina o un altro oggetto. Crescendo il bambino scopre altri giochi da fare con il suo cucciolo: per esempio, possono giocare insieme a nascondino. il gatto è abilissimo a nascondersi e appena si accorge di essere visto, fugge in un altro rifugio.


Le preoccupazioni a dire la verità non'è che siano mancate, tuttavia, bisognava fare sempre il battezzo del fuoco, ossia prepararsi ad affrontare l'argomento nel momento in cui sarebbe arrivato in casa il nostro bambino.

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